Corso 1BC 32 dal 09 al 16 agosto
2014
Lasciamo
Porto Palma verso le dieci di una mattina leggermente fosca e senza vento.
Le barche,
due Beneteau First 25.7 e due Dehler 25, faticano non poco per guadagnare
l’uscita della rada.
Sffia un
leggerissimo levante, che aumenta di poco appena usciti dalla copertura
dell’isolotto del Porco e di Punta Rossa.
Le
previsioni davano in arrivo nel primo pomeriggio un bel ponente fresco.
La mia idea
è quella di portarmi molto lentamente, col poco vento che c’e’, verso La
spiaggia di Barca Bruciata, dove pranzare ed attendere l’entrata del ponente.
Chiamo più
volte alla radio le altre barche ma non rispondono.
Con il mio
First 25.7 ero l’ultimo del gruppo.
Vedo avanti
a me gli altri che riescono a manovrare nella poca aria, risalendo verso Est,
verso Liscia di Vacca, L’isola dei Cappuccini e l’Isola delle Bisce.
E’ dalla
parte opposta rispetto a Barca Bruciata e non è il massimo se entra ponente… ma
è l’unico modo per far qualcosa.
Finalmente
riusciamo a comunicare e, dopo consulto, decidiamo di approfittare un po’ di
questa arietta da levante; continuiamo così a risalire verso Est.
E’ agosto,
sembra di essere al lago… anche il mare è opaco e il rumore dei motoscafi
continuo.
Arriviamo
alle Bisce, dopo una interessante bolina con poco vento e numerose virate,
peraltro argomento della lezione.
La zona delle operazioni
Alla radio
una proposta: fermiamoci a pranzo a Liscia di Vacca…
Ok ma
stiamo attenti … il vento cambierà … ai primi segnali, via!!!
Diamo fondo
dove diamo fondo di solito quando veniamo qui.
In fondo
alla profonda insenatura aperta ai venti di ponente…
Tutt’intorno
enormi motoscafi alla fonda per il pranzo.
Gli allievi
, subito, si tuffano nelle acque verde smeraldo, si prepara il pranzo.
Per radio e
a voce gli istruttori si accordano per partire non appena il vento gira a
ponente. Per ora è levante leggero.
Alcune
barche, ancorate più fuori, cominciano a ruotare: il vento inizia a girare.
Compare una
riga scura sul mare a ponente.
La posizione delle barche quando gira il vento con gli scogli in primo piano.
Guardo
l’istruttore della barca più vicina e gli faccio cenno di partire alla svelta.
Allerto
anche i miei allievi:”mettete via tutto e prepariamoci a partire”.
Mi guardano
un po così… poi si convincono anche se non capiscono il motivo di tale fretta;
Spiegheremo poi. Ora bisogna andar via. E alla svelta.
Abbiamo
ancora armato genoa e randa.
Alziamo la
randa.
Il genoa lo
cambiamo poi in navigazione.
Le prime
raffiche arrivano dopo pochi istanti: forti sorprendentemente forti.
I motoscafi
oscillano nel vento che è già disteso rafficato.
Il mare si
increspa.
L’ancora
ara (non tiene più e la barca si sposta all'indietro verso il pericolo). Salpiamo alla svelta.
La manovra
riesce ma lo spazio ristretto.
La barca
non vira.
Scarroccia.
La lasciamo
accelerare poi tentiamo la virata.
Non vira.
Scarroccia
di nuovo.
Anche
l’altro First, ara.
Riescono a
alzare la randa ma scarrocciano sugli scogli.
Il bulbo
tocca la barca si ferma.
Poco dopo
tocca a noi e ci affianchiamo a loro sottovento col bulbo sullo scoglio.
Le due barche incagliate.
Mettiamo i
parabordi e ammainiamo le vele.
Due barche
affiancate sullo scoglio!
I due Dehler, più bassi di bordo, non arano e consentono agli equipaggi il cambio di
vela di prua.
Con
tormentina e randa svedese riescono a guadagnare il mare aperto, non senza
fatica e rischio.
E adesso che fare?
Il vento è
furioso e l’onda, ripida e incrociata, aumentata anche dai numerosi grossi
motoscafi che fuggono in ordine sparso, muove le barche sul loro perno di
granito con scricchiolii sinistri.
Per fortuna
gli scafi non toccano lo scoglio e nemmeno gli alberi si toccano tra loro, al
massimo si sfregano le sartie.
Togliamo
subito le pale dei timoni per non correre il rischio di danneggiarle.
Tenteremo
di dare fondo all’ancora il più lontano possibile portandola a nuoto con i
parabordi a fare da galleggiante.
Allunghiamo
il calumo (la catena più la parte di cima in tessile dell’ancora) aggiungendo
altre cime di ormeggio.
Proviamo
più volte diamo fondo e recuperiamo usando i verricelli di bordo.
Pare che le
barche si allontanino un po’ da riva.
A bordo,
nonostante l’inesperienza, ognuno fa il suo lavoro e non si perde d’animo.
C’e’ anche
chi, tra gli allievi, tenta di allontanare le barche dagli scogli a mano!!!
Viene
subito richiamato in quanto rischia seriamente di farsi male.
Intanto
sulla riva fa capolino qualche curioso.
Abbiamo
provveduto ad informare dell’accaduto il Capo Base Giuseppe a Punta Coda.
Inviano un gozzo, nel caso non riuscissimo a toglierci da soli dai guai.
I nostri
tentativi si susseguono, vani o quasi, le forze cominciano a ridursi,
non
possiamo arrenderci.
Riproviamo.
E’
estremamente difficile portare a nuoto un ancora anche se solo per qualche
decina di metri.
Un piccolo
gommone si avvicina.
E’ il
tender di una delle barche a vela rimaste alla fonda.
Ci offrono
aiuto..
Col loro
piccolo motore riescono a trainare le barche lontano dagli scogli; prima una,
poi l’altra.
Alziamo le
vele e siamo da poco in navigazione, liberi, quando arriva il gozzo del CVC e d
anche la motovedetta della capitaneria avvertita chissà da chi.
Segnaliamo
tutto ok.
Rientriamo.
Le barche
non hanno subito alcun danno.
La sera a
cena, ospite anche l’equipaggio della barca che ci ha soccorso, ricordiamo gli
avvenimenti della giornata, da non dimenticare e da tenere nell’album delle
esperienze.
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