Tutto
inizia e finisce, per quanto riguarda i corsi su cabinati, sulla banchina
"del secondo".
Il
"Caronte", lo storico traghetto, arriva più o meno puntuale tutti i
sabati verso le 14,30.
Scarica
i nuovi, carica i veterani.
"Seconda stella a destra, questo è il cammino...."
l
cammino del Caronte, tutti i sabati, all'Isola che non c'e', dove per una o due
o per qualcuno anche tre, quattro, cinque settimane ci trasformiamo in tanti
Peter Pan, Capitan Uncino, Spugna e, perché no, anche nel coccodrillo.
Resto a
guardare, in questo inizio di pomeriggio Ferragostano, dal
sentiero che conduce all'altro pontile, quello "del terzo", dove ho
appena lasciato Spargi, il mio bravo Sun Fast 3200.
Guardo
questa folla multicolore, festante e piangente, chi arriva e chi va, sacco in
spalla e acqua sotto il sedere, chi l'ha già messa e chi la metterà.
Mi
rilasso, sorrido: una settimana emozionante sta per iniziare!
ll "Caronte", traghetto che porta gli allievi a Caprera da Palau, attraccato al pontile "del secondo".
"Ciao Alfredo, ben arrivato!", saluto il mio amico e collega istruttore per
questa settimana.
"Aleeee,
Tutto bbene? Semo insieme, me ffa piacere!".
Ci
aviamo, su per il sentiero sassoso che
porta al "tukul" degli istruttori, fiancheggiato dagli spinosi arbusti della macchia mediterranea, con i suoi tipici profumi, misti all'odore della polvere scaldata dal sole a picco e il sudore che comincia a scendere da sotto le tese del cappello.
Ricordiamo, salendo, la fatica di qualche anno prima, quando avevamo percorso allo stesso modo quella strada, durante il corso di formazione istruttori, col peso dei nostri sacchi sulle spalle, ma con le speranze e l'entusiasmo di chi inizia.
Ricordiamo, salendo, la fatica di qualche anno prima, quando avevamo percorso allo stesso modo quella strada, durante il corso di formazione istruttori, col peso dei nostri sacchi sulle spalle, ma con le speranze e l'entusiasmo di chi inizia.
La prima
cosa prevista dal “cerimoniale” è la Ichnusa, la famosa birra sarda,
sorseggiata in lattina seduti sul muretto.
“Hai
gia' visto gli allievi?”,
“Qualcuno, penso, sul Caronte”
Aspettiamo
che gli allievi trovino sistemazione nei loro tukul.
Poi
adunata generale dei corsi cabinato per appello e benvenuto del Capobase
Giuseppe, nonché discorso-ramanzina preventiva del nostromo, Antonio, detto "Rosso Volante".
Infine con i nostri allievi, tutti presenti, ci avviamo alla “cocomeraia” l’aula col tetto in paglia che ci hanno assegnato.
Infine con i nostri allievi, tutti presenti, ci avviamo alla “cocomeraia” l’aula col tetto in paglia che ci hanno assegnato.
Bene
- penso - sono fortunato ad avere Alfredo, un ottimo secondo; prudente,
posato, porta le sue idee con rispetto ed educazione, si confronta, accetta
l'opinione altrui ed è molto bravo a spiegare alla lavagna.
Si
direbbe proveniente da qualche nazione nordica, se non fosse per il marcato
accento "de borgata". E' medico, il che non guasta; e' sempre
meglio avere un medico o un farmacista in un corso... non si sa mai.
Gli allievi sono otto; due donne e sei uomini: due fratelli di Rimini tornati a Caprera dopo qualche anno e altre esperienze nautiche, un mobiliere di Castrovillari, senza la Cayenne, per fortuna, ma simpaticissimo; un ingegnere, calmo e riflessivo, un eclettico torinese brillante, estroverso, fantasioso ... in una parola: matto, ma simpaticissimo pure lui e un pugliese estremamente competitivo su tutto.
Ah ne manca uno ... aspetta, non ricordo ... ebbene si, in ogni corso c'e' sempre quello che non ricordi; vabbé se poi mi verrà in mente dirò anche di lui.
Le donne: una di Arezzo che fugge non so da cosa ed era alla sua terza settimana a Caprera, secondo C3 consecutivo e 5° o 6° che faceva... e l'altra, marchigiana, anche lei al suo 5° o 6° C3 e non ho capito se punta Michele, il responsabile tecnico dei corsi cabinato ...
Nel complesso un bel gruppo, tutti con esperienza, tutti che desiderano imparare ancora qualcosa.
Ci siamo presentati; abbiamo parlato insieme delle aspettative e degli obiettivi di un settimana che, stando ai bollettini e ai vari siti web meteo consultati dovrebbe essere caratterizzata da forte vento di Nord Ovest, il Maestrale, il Signore dell'Ovest.
Il primo assaggio delle condizioni previste lo abbiamo sul pontile al controllo delle imbarcazioni. Non fa caldo, occorre indossare un giubbotto leggero.
Le raffiche sono intense, il rumore delle sartie che toccano l'albero, elevato.
Si fa il check in dentro le barche dondolanti, in banchina si respira il profumo del mare, l'aerosol di iodio che il vento solleva dalle crestine celle piccole onde.
Porto Palma è ben riparto. l'acqua non ha spazio sufficiente per formare onde, il vento però si fa sentire.
Rientriamo alla base: tutto è pronto per la prima uscita, l'indomani.
Abbiamo lasciato a portata di vano le vele per le condizioni toste: tormentina e randa svedese.
La doccia all'aperto con la lattina di Ichnusa appoggiata al muretto è un rito al quale non ci s può sottrarre e al quale si adeguano tutti, anche chi è qui per la prima volta: le persone passano, titubanti, impacciate, bianchicce da ufficio, in cerca di una doccia libera; vedono le lattine sul muretto e i volti sorridenti di chi fa la doccia... pochi istanti e tornano con la loro lattina, più sicuri, ecco: la magia di Caprera ancora una volta si è realizzata: basta poco e siamo già un gruppo.
Torno nel mio "tukul" e mi sdraio sulla branda, un vero letto, la prima volta dopo otto giorni di mare sui Sun Fast, con le cuccette caratterizzate dai materassini in materiale plastico antiumido e dai cuscinetti microscopici.
Le canne appena fuori il capanno istruttori.
Osservo, nella quiete, interrotta solo dal fruscio delle foglie e dei rami scossi dal maestrale, le canne di bambù appena fuori dalla finestra.
E' incredibile come il movimento lento, armonico di queste canne accarezzate dal vento al calar del sole possa rilassarmi ... il vento, ... il mare, ... le lunghe foglie verdi che si muovono nel silenzio ...
Domenica 16 agosto
Il bollettino meteo, già la sera del 15 agosto e ancor di più la mattina del 16, ci preannuncia venti dal quarto quadrante per buona parte della settimana.
Gli allievi sono otto; due donne e sei uomini: due fratelli di Rimini tornati a Caprera dopo qualche anno e altre esperienze nautiche, un mobiliere di Castrovillari, senza la Cayenne, per fortuna, ma simpaticissimo; un ingegnere, calmo e riflessivo, un eclettico torinese brillante, estroverso, fantasioso ... in una parola: matto, ma simpaticissimo pure lui e un pugliese estremamente competitivo su tutto.
Ah ne manca uno ... aspetta, non ricordo ... ebbene si, in ogni corso c'e' sempre quello che non ricordi; vabbé se poi mi verrà in mente dirò anche di lui.
Le donne: una di Arezzo che fugge non so da cosa ed era alla sua terza settimana a Caprera, secondo C3 consecutivo e 5° o 6° che faceva... e l'altra, marchigiana, anche lei al suo 5° o 6° C3 e non ho capito se punta Michele, il responsabile tecnico dei corsi cabinato ...
Nel complesso un bel gruppo, tutti con esperienza, tutti che desiderano imparare ancora qualcosa.
Ci siamo presentati; abbiamo parlato insieme delle aspettative e degli obiettivi di un settimana che, stando ai bollettini e ai vari siti web meteo consultati dovrebbe essere caratterizzata da forte vento di Nord Ovest, il Maestrale, il Signore dell'Ovest.
Il primo assaggio delle condizioni previste lo abbiamo sul pontile al controllo delle imbarcazioni. Non fa caldo, occorre indossare un giubbotto leggero.
Le raffiche sono intense, il rumore delle sartie che toccano l'albero, elevato.
Si fa il check in dentro le barche dondolanti, in banchina si respira il profumo del mare, l'aerosol di iodio che il vento solleva dalle crestine celle piccole onde.
Porto Palma è ben riparto. l'acqua non ha spazio sufficiente per formare onde, il vento però si fa sentire.
Rientriamo alla base: tutto è pronto per la prima uscita, l'indomani.
Abbiamo lasciato a portata di vano le vele per le condizioni toste: tormentina e randa svedese.
La doccia all'aperto con la lattina di Ichnusa appoggiata al muretto è un rito al quale non ci s può sottrarre e al quale si adeguano tutti, anche chi è qui per la prima volta: le persone passano, titubanti, impacciate, bianchicce da ufficio, in cerca di una doccia libera; vedono le lattine sul muretto e i volti sorridenti di chi fa la doccia... pochi istanti e tornano con la loro lattina, più sicuri, ecco: la magia di Caprera ancora una volta si è realizzata: basta poco e siamo già un gruppo.
Torno nel mio "tukul" e mi sdraio sulla branda, un vero letto, la prima volta dopo otto giorni di mare sui Sun Fast, con le cuccette caratterizzate dai materassini in materiale plastico antiumido e dai cuscinetti microscopici.
Osservo, nella quiete, interrotta solo dal fruscio delle foglie e dei rami scossi dal maestrale, le canne di bambù appena fuori dalla finestra.
E' incredibile come il movimento lento, armonico di queste canne accarezzate dal vento al calar del sole possa rilassarmi ... il vento, ... il mare, ... le lunghe foglie verdi che si muovono nel silenzio ...
Domenica 16 agosto
Il bollettino meteo, già la sera del 15 agosto e ancor di più la mattina del 16, ci preannuncia venti dal quarto quadrante per buona parte della settimana.
La lezione della domenica mattina è
breve; studiamo con cura la situazione
meteo e l’area dove è meglio navigare: ci porteremo a ridosso della costa sarda
dalle parti della spiaggia chiamata La Barca Bruciata, con qualche puntata
fuori nel canale tra Santo Stefano e Capo d’Orso
Dobbiamo prendere confidenza con le barche; è il primo giorno ed è meglio non esagerare: il Signore dell’Ovest è il padrone di casa e dobbiamo rispettarlo.
Dobbiamo prendere confidenza con le barche; è il primo giorno ed è meglio non esagerare: il Signore dell’Ovest è il padrone di casa e dobbiamo rispettarlo.
Pausa pranzo davanti alla spiaggia
della barca bruciata.
Le raffiche sono sempre più potenti,
il mare verde e trasparente; qualcuno si tuffa: anche l’acqua non è molto
calda!
Per larghi tratti il mare è già
striato di bianco.
Dal Golfo Saline il vento esce
subendo un’ accelerazione.
Alziamo la tormentina e la randa
svedese con una mano; apprezziamo intorno ai venticinque nodi con raffiche
sopra i trenta.
Cosi invelata la barca risponde bene
e permette ai ragazzi di prendere confidenza con le manovre.
Restiamo un po’ ridossati sotto Cala
Capra (banchina con villaggio turistico tra Golfo Saline e Capo d’Orso).
Incontro con la Croce del Sud; sullo sfondo il faro di Capo d'Orso, il giorno 16 agosto, domenica.
I nostri compagni sull’altra barca si allontanano sottovento.
Incontro con la Croce del Sud; sullo sfondo il faro di Capo d'Orso, il giorno 16 agosto, domenica.
I nostri compagni sull’altra barca si allontanano sottovento.
Là il vento è più forte, in quanto
il ridosso viene man mano a finire.
Dopo una strambata violenta,
Alfredo mi chiama alla radio dicendo che ha un avaria ad una delle due pale
del timone di cui è dotata la barca (First 25.7 "Aliseo") ma che gestisce la situazione
e che fa rotta verso la base.
In realtà l’avaria è più seria: il
supporto della pala si è tranciato di netto e permette di governare male anche
con la seconda pala.
Alcuni supporti sono ancora in
alluminio e, se saldati per precedenti avarie, risultano più deboli di quelli
in acciaio.
Chiamo immediatamente Giuseppe alla
base che allerta il Rosso Volante.
Nel frattempo facciamo rotta verso
gli amici nei guai.
Escono i gozzi e una barca a vela
del corso C2, più vicina, con una bella manovra,riesce a prendere a rimorchio
il First di Alfredo e a condurlo al sicuro in Porto Palma.
Il supporto con la rottura ben
evidente.
Lunedì 17 agosto
Lunedì 17 agosto
Il Signore dell'Ovest ha preso possesso dell'arcipelago; è il padrone di casa e tutto dipende da lui: cosa si può e cosa non si può fare; se dice sì, bene, si può fare altrimenti non bisogna forzare la mano.
Il primo giorno abbiamo capito questa semplice regola fondamentale.
Con lui non si scherza.
Queste sono le riflessioni del nostro incontro serale, dopo cena, sotto la tettoia di paglia della cocomeraia, ascoltando, in sottofondo, l'urlo del Maestrale.
E' con un po' di rincrescimento che la mattina successiva apprendiamo che, vista l'impossibilità di riparare il supporto del timone in tempi brevissimi, ci cambiano la barca.
Gli equipaggi, infatti, creano subito un legame particolare con la loro barca, quasi fosse una persona del gruppo al pari di allievi e istruttori: arriva il primo giorno, si fa conoscenza con lei, sta col gruppo tutta la settimana e poi ci si saluta.
Così è come se una persona del gruppo, un compagno, si fosse fatto male e non può continuare...
Abbiamo un nuovo First, "Meltemi", questa volta con i supporti delle pale del timone in acciaio, come il "Bora", il First su cui ho veleggiato ieri.
Questi supporti sono più resistenti ... forse addirittura troppo!
Il supporto inox non si spezza ma se operiamo in modo scorretto sottoponendo il timone a sforzi eccessivi rischiamo che si rompa la pala!
Descrizione del sistema pala-supporto
Occorre infatti stare sempre molto attenti a non sollecitare troppo le attrezzature ( e gli organi di governo quali i timoni). E' una regola che su qualunque barca deve essere sempre applicata.
Adeguiamo la velatura in modo corretto rispetto alle condizioni meteo-marine (vento e onda)
Il First 25.7 ha in dotazione tre vele di prua: un genoa per venti leggeri, un fiocco per venti medi e una tormentina da alzare quando le condizioni diventano dure; due rande, la standard con due mani di terzaroli e la "svedese" con una mano, più piccola e di profilo più piatto, adatta ai venti forti.
Il set di vele è completato da uno spinnaker da usarsi fino max 15 nodi circa di vento reale.
Il First è uno scafo dislocante (abitualmente non plana se non in condizioni eccezionali), alto di bordo libero, con slanci quasi inesistenti a prua e poppa, e sezioni di carena tonde.
Il raddrizzamento è assicurato da una lama di acciaio con scarpone terminale in piombo che pesca 1,45 mt.
Bordeggiamo di bolina nel vento del mattino, già sostenuto di Nord Ovest.
Risaliamo il canale tra l'isola di Santo Stefano e la costa sarda tra la schiuma bianca e gli spruzzi provocati dall'onda non alta ma corta e ripida.
Le barche sono in assetto anche se sotto qualche raffica molto potente tendono a sdraiarsi, ma si rialzano subito e procedono fendendo le onde con le prue affilate.
Gli equipaggi sono attenti e cercano di prevenire ogni colpo di mare e di vento.
Abbiamo stabilito di avanzare cercando di arrivare fin dove possibile in base al vento e al mare.
A Palau ormai ci siamo, vediamo se riusciamo ad arrivare fino a Spargi.
I navigatori cominciano il loro lavoro di identificazione dei punti cospicui (oggetti ben identificabili da lontano quali i fari, le torri, gli isolotti, le cime delle montagne, le mede, i pilastrini etc. I punti cospicui sono importanti nella navigazione costiera, in quanto sono indicati sulle carte nautiche, e rilevandone la posizione rispetto alla barca si può individuare il punto nave sulla carta).
Le prue sono su Cala Corsara; il vento è forte e stabile, l'onda aumenta.
Le prue sono su Cala Corsara; il vento è forte e stabile, l'onda aumenta.
Ecco la secca del Palau, cardinale sud; la superiamo mure a destra; avanziamo fin quasi al faro di Palau poi viriamo.
Ci avviciniamo alla secca di Mezzo Passo mure a sinistra, viriamo e abbiamo Spargi sulla prua.
Disegni dei segnali della Secca di Mezzo Passo e della Secca del Palau, durante la navigazione di lunedì 17 agosto.
Disegni dei segnali della Secca di Mezzo Passo e della Secca del Palau, durante la navigazione di lunedì 17 agosto.
E' presto, le undici del mattino.
Dopo consulto alla radio decidiamo di proseguire nel canale tra Spargi e La Maddalena, verso Nord, prendendo i rilevamenti.
Comincio a pensare una certa cosa...
Per ora abbiamo come obiettivo l'isola di Santa Maria, ma viste le condizioni non sarebbe male pranzare in navigazione e fare il giro delle isole (la Maddalena e Caprera in senso orario) rientrando a Porto Palma da Est.
Dopo un po' e dopo aver riscontrato entusiasmo alla mia proposta chiamo per radio Alfredo sull'altra barca.
Anche loro sono entusiasti: è deciso, procediamo col giro delle isole!
Il passaggio a Nord tra La Maddalena e Santa Maria è entusiasmante.
Gli scogli Barettinelli fanno capolino tra la schiuma bianca e le onde di un blu più intenso.
il vento è al giardinetto, la nostra rotta Est Nord Est.
L'onda ci spinge, la barca vola.
L'equipaggio è rilassato, i volti sorridenti, quasi in estasi tra cielo vento e mare.
Nessuno pensa al pranzo.
Gli scogli battuti dal vento della parte nord di Caprera.
Il granito sardo si oppone incurante della potenza del mare.
Noi scivoliamo veloci nell'incavo delle onde, poi ci rialziamo sulle creste in un balletto ipnotizzante: tutto è blu, il cielo, il mare, il profumo di salsedine, l'aerosol di iodio che entra nei polmoni fin nel profondo: ci tocca l'anima.
Siamo felici, in comunione col mare, con la natura.
Ma ecco la punta nord di Caprera, orziamo, rotta a sud, e, improvvisamente, incontriamo la copertura dell'isola.
Il vento cala, torna l'estate, ci rilassiamo, ci svegliamo dal nostro sogno.
E' finalmente ora di un veloce ma gustoso pranzo, con cala Coticcio, "Tahiti", al traverso ... ma ... ragazzi... attenti alle raffiche.
Alle 17,30 circa rientriamo in Porto Palma, dopo un'ultima bolina impegnativa dall'isola della Pecora fino a Punta Rossa.
Passiamo sottovento all'isolotto del Porco, ammirando, a dritta, il bellissimo forte di Punta Rossa.
Ultimi bordi nel vento davanti a cala degli Inglesi e poi, prima del rientro, qualche esercizio di presa di gavitello approfittando del vento forte e rafficato.
Già si pensa a domani.
Dalle previsioni il vento sarà, se possibile, ancora più forte.
Oggi è stato stabilmente sopra i 20 nodi.
Martedì 18 agosto
Il secondo livello cabinati prevede, tra gli obiettivi didattici, che l'allievo apprenda nozioni di pilotaggio.
L'arcipelago della Maddalena è luogo ideale per le esercitazioni essendoci grande abbondanza di segnali: fari, fanali, mede, boe di segnalazione.
Decidiamo di circumnavigare l'isola di Santo Stefano in senso orario, pianificando prima la navigazione e verificando poi la posizione mediante rilevazioni con la bussola da rilevamento e la trascrizione sulla carta nautica.
Il pilotaggio, infatti, è la conduzione dell'imbarcazione in sicurezza in acque ristrette, con pericoli e ostacoli.
Questi esercizi sono propedeutici alla navigazione notturna che faremo entro la settimana.
Il vento è sempre da Nord Ovest, sostenuto sui 20 nodi. optiamo per il fiocco e la randa svedese.
Usciamo da Porto Palma sotto un cielo con nuvole alte e stratificate.
Il sole fa capolino ma la sua luce è argentea e non scalda molto.
Iniziamo la risalita verso Capo d'Orso: gli spruzzi bagnano la coperta l'onda ripida ma bassa non ci ostacola particolarmente.
Il profumo del mare allieta il nostro spirito facendoci assaporare un senso pieno di libertà.
L'equipaggio ha già sulle spalle la navigazione di ieri attorno alle isole, reagisce bene non dimostra incertezze.
Poche virate e siamo davanti alla base di Punta Coda, con bene in vista lo scoglio cannone.
E' uno scoglio con piantato sopra un vecchio cannone di quelli che equipaggiavano i vascelli a vela dei secoli passati.
Teatro di molte storie avvenute per lo più nei primi anni di vita della scuola, quando gli allievi venivano prelevati a Palau da un lancione a remi anche questo residuato di qualche nave di cui ormai si era pea anche la memoria.
Il nome del lancione: Dio-ti-fulmini!!!
La particolarità di questa barca era la eccezionale difficoltà di manovra, tanto che un bel giorno, per un errore del timoniere, forse messo in difficoltà dal sovraccarico del natante, finì proprio sopra lo scoglio cannone.
Gli allievi dovevano distendersi sopra i loro sacchi e sopra di loro stavano i rematori e coloro che regolavano le vele.
Non si sa bene come, il barcone dei tempi andati scivolò via da solo dallo scoglio andando a posizionarsi proprio davanti alla banchina dove i malcapitati dovevano sbarcare, avendo, il suo nocchiero, ormai abbandonato assieme alla barra del timone anche ogni speranza di salvezza.
In un'altra circostanza, durante una visita di un ammiraglio, mentre raggiungevano la neonata base del Centro Velico (siamo alla fine degli anni '60) essendo tutta la comitiva d'onore imbarcata sul lancione Dio-Ti-Fulmini, come da antica tradizione della marina, il Presidente del Centro Velico cedeva all'ammiraglio capo di stato maggiore della marina il timone per la manovra di arrivo in banchina.
Con La compostezza e l'imperturbabilità tipica dei grandi comandanti, l'ammiraglio centrava la banchina a tutta velocità provocando l'immediata discesa a terra degli occupanti, quasi tutti ammiragli, con grande volo, catapultati a seguito dell'urto.
Viriamo infine e le nostre prue sono su Palau.
Il canale tra Santo Stefano e Capo d'Orso presenta delle difficoltà di navigazione.
Sono presenti correnti al centro e controcorrenti laterali e occorre scegliere il lato dove passare.
In linea di massima la prima parte della bolina si effettua sotto Santo Stefano, poi si attraversa verso la Sardegna per tornare sotto Santo Stefano dopo cala di Villa Marina verso Palau.
Risaliamo contro il maestrale che si fa sempre più tosto, le raffiche sempre più potenti.
Prendiamo una mano di terzaroli.
Le rotte dei traghetto Palau - Maddalena sono davanti a noi.
Con un po di attenzione le superiamo.
L'istruttore chiede spesso ai navigatori, a turno, di determinare il punto nave: "Ecco, prendiamo il rilevamento del faro di Palau e della secca del Palau", " pronto? adesso ti leggo i gradi bussola!", "Ok, vai , scrivo...".
Sono le 13,00. Per pranzo optiamo per una boa libera a Porto Rafael.
E' un luogo particolare, fondato da un conte spagnolo, Rafael Neville, negli anni '50 e '60 diventato punto di ritrovo del Jet Set dell'epoca: attori, donne e uomini ricchi e famosi che passavano momenti felici tra feste e avvenimenti mondani.
Iniziava la scoperta della Costa Smeralda che, negli anni successivi, con l'Aga Khan, doveva far parlare tanto di se.
Riprendiamo quindi il nostro cammino dopo un rapido pranzetto con rotta per l'isola de La Maddalena.
Adesso abbiamo il vento al lasco, l'andatura è più tranquilla e possiamo dedicarci con impegno al riconoscimento dei punti cospicui, alla determinazione dei punti nave e alle manovre a vela mentre passiamo davanti all'abitato di La Maddalena: cala Gavetta sulla sinistra, con le sue banchine e il rifornimento di gasolio, lo scalo dei traghetti, il pontile della Posta, cala Mangiavolpe e infine le costruzioni della Marina Militare.
qui scorgiamo, attraccata ad una banchina, la nave a vela Palinuro della Marina Militare.
Ammiriamo e fotografiamo da vicino il veliero, scuola per i sottufficiali della Marina Militare Italiana. Strambiamo e entriamo nel porto della Maddalena.
Sorpresa: a bordo gli allievi pensavano di uscire dal porto... siamo passati davanti ai traghetti, le banchine... no, questo è il porto militare, inizia qui.
Infatti abbiamo il segnale rosso a sinistra e il verde a destra: ingresso!
L'uscita è alcune miglia più a est, al passo delle Bisce.
Anni fa si potevano scorgere, ancorate in questa grande rada, le navi militari italiane e degli stati alleati, dalle piccole dragamine alle immense portaerei. Adesso, con la fine della "guerra fredda" il porto ha pero molto della sua importanza strategica e le navi di passaggio sono meno.
Siamo soddisfatti della navigazione di oggi, abbiamo appreso molto sulle tecniche di pilotaggio e abbiamo visto cose interessanti. Rientriamo a sera con parecchie cose da raccontare nel corso del ritrovo dopo la cena.
Mercoledì 19 agosto
Ancor prima della colazione ascoltiamo il bollettino Meteomar che preannuncia vento in aumento fino a forza 7 da Nord Ovest sulle Bocche di Bonifacio.
Decidiamo quindi di eleggere a nostra zona di esercitazioni lo specchio di mare a Est dell'isola di Caprera, in quanto sottovento e più protetta.
Nel corso della giornata, in base alla osservazione di vento e mare decideremo se spostarci.
Assetto prudente con tormentina e randa svedese con una mano di terzaroli.
Lasciamo alla nostra sinistra Punta Rossa col vento che ci spinge al lasco.
Orziamo un po', appena superata l'Isola Pecora, e subito percepiamo il calo del vento dovuto al ridosso dell'Isola di Caprera.
Alla nostra destra ammiriamo gli isolotti Monaci che affiorano nel blu dl mare tra il bianco della schiuma.
Proseguiamo; ora alla nostra sinistra abbiamo Cala Coticcio, una delle spiagge più belle in assoluto, chiamata "Tahiti" per la somiglianza con quei luoghi lontani.
Ricordo le mie prime esperienze caprerine e le frasi degli amici dei corsi superiori: "oggi siamo stati a Tahiti..."; non si poteva non sognare, associando realtà a fantasia.
Forse è questa l'alchimia della scuola di Caprera, la realtà coniugata alla fantasia, al sogno, al ricordo di letture avventurose, ai giochi da bambino: Peter Pan e Capitan Uncino, la Tortuga e la Croce del Sud.
Caprera è davvero, per i tanti che ci sono passati, l'Isola che non c'e'.
Allora perché non continuare il sogno?
Perché non immaginare una navigazione in altri mari e in altri tempi?
Perché non doppiare la punta Nord di Caprera e bolinare nel possente maestrale, provando a risalire fino agli isolotti Corcelli, fino ai Barettinelli, fino a Santa Maria, per poi rientrare dal canale tra Spargi e La Maddalena con sosta pranzo a Porto Rafael?
Ci lanciamo nelle onde ripide e faticose, la barca bolina non in maniera soddisfacente, l'onda, oltre il riparo dell'Isola è notevole.
Abbiamo bisogno di più vela a prua, per avere più potenza e meglio passare le onde.
Togliamo la tormentina e mettiamo il fiocco.
L'altra barca non segue il nostro esempio; rimarrà in dietro staccata di quasi un'ora.
Le onde e il maestrale durante la bolina verso gli isolotti Corcelli, il giorno 19 agosto, mercoledì.
Passiamo sottovento all'isolotto del Porco, ammirando, a dritta, il bellissimo forte di Punta Rossa.
Ultimi bordi nel vento davanti a cala degli Inglesi e poi, prima del rientro, qualche esercizio di presa di gavitello approfittando del vento forte e rafficato.
Già si pensa a domani.
Dalle previsioni il vento sarà, se possibile, ancora più forte.
Oggi è stato stabilmente sopra i 20 nodi.
Martedì 18 agosto
Il secondo livello cabinati prevede, tra gli obiettivi didattici, che l'allievo apprenda nozioni di pilotaggio.
L'arcipelago della Maddalena è luogo ideale per le esercitazioni essendoci grande abbondanza di segnali: fari, fanali, mede, boe di segnalazione.
Decidiamo di circumnavigare l'isola di Santo Stefano in senso orario, pianificando prima la navigazione e verificando poi la posizione mediante rilevazioni con la bussola da rilevamento e la trascrizione sulla carta nautica.
Il pilotaggio, infatti, è la conduzione dell'imbarcazione in sicurezza in acque ristrette, con pericoli e ostacoli.
Questi esercizi sono propedeutici alla navigazione notturna che faremo entro la settimana.
Il vento è sempre da Nord Ovest, sostenuto sui 20 nodi. optiamo per il fiocco e la randa svedese.
Usciamo da Porto Palma sotto un cielo con nuvole alte e stratificate.
Il sole fa capolino ma la sua luce è argentea e non scalda molto.
Iniziamo la risalita verso Capo d'Orso: gli spruzzi bagnano la coperta l'onda ripida ma bassa non ci ostacola particolarmente.
Il profumo del mare allieta il nostro spirito facendoci assaporare un senso pieno di libertà.
L'equipaggio ha già sulle spalle la navigazione di ieri attorno alle isole, reagisce bene non dimostra incertezze.
Poche virate e siamo davanti alla base di Punta Coda, con bene in vista lo scoglio cannone.
E' uno scoglio con piantato sopra un vecchio cannone di quelli che equipaggiavano i vascelli a vela dei secoli passati.
Teatro di molte storie avvenute per lo più nei primi anni di vita della scuola, quando gli allievi venivano prelevati a Palau da un lancione a remi anche questo residuato di qualche nave di cui ormai si era pea anche la memoria.
Il nome del lancione: Dio-ti-fulmini!!!
La particolarità di questa barca era la eccezionale difficoltà di manovra, tanto che un bel giorno, per un errore del timoniere, forse messo in difficoltà dal sovraccarico del natante, finì proprio sopra lo scoglio cannone.
Gli allievi dovevano distendersi sopra i loro sacchi e sopra di loro stavano i rematori e coloro che regolavano le vele.
Non si sa bene come, il barcone dei tempi andati scivolò via da solo dallo scoglio andando a posizionarsi proprio davanti alla banchina dove i malcapitati dovevano sbarcare, avendo, il suo nocchiero, ormai abbandonato assieme alla barra del timone anche ogni speranza di salvezza.
In un'altra circostanza, durante una visita di un ammiraglio, mentre raggiungevano la neonata base del Centro Velico (siamo alla fine degli anni '60) essendo tutta la comitiva d'onore imbarcata sul lancione Dio-Ti-Fulmini, come da antica tradizione della marina, il Presidente del Centro Velico cedeva all'ammiraglio capo di stato maggiore della marina il timone per la manovra di arrivo in banchina.
Con La compostezza e l'imperturbabilità tipica dei grandi comandanti, l'ammiraglio centrava la banchina a tutta velocità provocando l'immediata discesa a terra degli occupanti, quasi tutti ammiragli, con grande volo, catapultati a seguito dell'urto.
Viriamo infine e le nostre prue sono su Palau.
Il canale tra Santo Stefano e Capo d'Orso presenta delle difficoltà di navigazione.
Sono presenti correnti al centro e controcorrenti laterali e occorre scegliere il lato dove passare.
In linea di massima la prima parte della bolina si effettua sotto Santo Stefano, poi si attraversa verso la Sardegna per tornare sotto Santo Stefano dopo cala di Villa Marina verso Palau.
Risaliamo contro il maestrale che si fa sempre più tosto, le raffiche sempre più potenti.
Prendiamo una mano di terzaroli.
Le rotte dei traghetto Palau - Maddalena sono davanti a noi.
Con un po di attenzione le superiamo.
L'istruttore chiede spesso ai navigatori, a turno, di determinare il punto nave: "Ecco, prendiamo il rilevamento del faro di Palau e della secca del Palau", " pronto? adesso ti leggo i gradi bussola!", "Ok, vai , scrivo...".
Sono le 13,00. Per pranzo optiamo per una boa libera a Porto Rafael.
E' un luogo particolare, fondato da un conte spagnolo, Rafael Neville, negli anni '50 e '60 diventato punto di ritrovo del Jet Set dell'epoca: attori, donne e uomini ricchi e famosi che passavano momenti felici tra feste e avvenimenti mondani.
Iniziava la scoperta della Costa Smeralda che, negli anni successivi, con l'Aga Khan, doveva far parlare tanto di se.
Riprendiamo quindi il nostro cammino dopo un rapido pranzetto con rotta per l'isola de La Maddalena.
Adesso abbiamo il vento al lasco, l'andatura è più tranquilla e possiamo dedicarci con impegno al riconoscimento dei punti cospicui, alla determinazione dei punti nave e alle manovre a vela mentre passiamo davanti all'abitato di La Maddalena: cala Gavetta sulla sinistra, con le sue banchine e il rifornimento di gasolio, lo scalo dei traghetti, il pontile della Posta, cala Mangiavolpe e infine le costruzioni della Marina Militare.
qui scorgiamo, attraccata ad una banchina, la nave a vela Palinuro della Marina Militare.
Ammiriamo e fotografiamo da vicino il veliero, scuola per i sottufficiali della Marina Militare Italiana. Strambiamo e entriamo nel porto della Maddalena.
Sorpresa: a bordo gli allievi pensavano di uscire dal porto... siamo passati davanti ai traghetti, le banchine... no, questo è il porto militare, inizia qui.
Infatti abbiamo il segnale rosso a sinistra e il verde a destra: ingresso!
L'uscita è alcune miglia più a est, al passo delle Bisce.
Anni fa si potevano scorgere, ancorate in questa grande rada, le navi militari italiane e degli stati alleati, dalle piccole dragamine alle immense portaerei. Adesso, con la fine della "guerra fredda" il porto ha pero molto della sua importanza strategica e le navi di passaggio sono meno.
Siamo soddisfatti della navigazione di oggi, abbiamo appreso molto sulle tecniche di pilotaggio e abbiamo visto cose interessanti. Rientriamo a sera con parecchie cose da raccontare nel corso del ritrovo dopo la cena.
Mercoledì 19 agosto
Ancor prima della colazione ascoltiamo il bollettino Meteomar che preannuncia vento in aumento fino a forza 7 da Nord Ovest sulle Bocche di Bonifacio.
Decidiamo quindi di eleggere a nostra zona di esercitazioni lo specchio di mare a Est dell'isola di Caprera, in quanto sottovento e più protetta.
Nel corso della giornata, in base alla osservazione di vento e mare decideremo se spostarci.
Assetto prudente con tormentina e randa svedese con una mano di terzaroli.
Lasciamo alla nostra sinistra Punta Rossa col vento che ci spinge al lasco.
Orziamo un po', appena superata l'Isola Pecora, e subito percepiamo il calo del vento dovuto al ridosso dell'Isola di Caprera.
Alla nostra destra ammiriamo gli isolotti Monaci che affiorano nel blu dl mare tra il bianco della schiuma.
Proseguiamo; ora alla nostra sinistra abbiamo Cala Coticcio, una delle spiagge più belle in assoluto, chiamata "Tahiti" per la somiglianza con quei luoghi lontani.
Ricordo le mie prime esperienze caprerine e le frasi degli amici dei corsi superiori: "oggi siamo stati a Tahiti..."; non si poteva non sognare, associando realtà a fantasia.
Forse è questa l'alchimia della scuola di Caprera, la realtà coniugata alla fantasia, al sogno, al ricordo di letture avventurose, ai giochi da bambino: Peter Pan e Capitan Uncino, la Tortuga e la Croce del Sud.
Caprera è davvero, per i tanti che ci sono passati, l'Isola che non c'e'.
Allora perché non continuare il sogno?
Perché non immaginare una navigazione in altri mari e in altri tempi?
Perché non doppiare la punta Nord di Caprera e bolinare nel possente maestrale, provando a risalire fino agli isolotti Corcelli, fino ai Barettinelli, fino a Santa Maria, per poi rientrare dal canale tra Spargi e La Maddalena con sosta pranzo a Porto Rafael?
Ci lanciamo nelle onde ripide e faticose, la barca bolina non in maniera soddisfacente, l'onda, oltre il riparo dell'Isola è notevole.
Abbiamo bisogno di più vela a prua, per avere più potenza e meglio passare le onde.
Togliamo la tormentina e mettiamo il fiocco.
L'altra barca non segue il nostro esempio; rimarrà in dietro staccata di quasi un'ora.
Le onde e il maestrale durante la bolina verso gli isolotti Corcelli, il giorno 19 agosto, mercoledì.
Alla sera, durante la discussione sui fatti del giorno, converranno che la loro scelta, dettata dalla prudenza, non è stata felice: hanno navigato e sollecitato l'attrezzatura un'ora in più e al passaggio al traverso di Cala Inferno, dove l'onda è altissima, le scogliere sottovento e il vento poco perché bloccato dalla mole dell'isola La Maddalena, con la sola tormentina e la randa svedese avrebbero corso un serio pericolo; per fortuna la presenza del motore entrobordo li trae d'impiccio.
Giovedì 20 agosto
Sulla notturna vedi post "Corso C3 33 dal 15 - 22 agosto 2015" del 26/12/2015
Venerdì
21 agosto
Il
giorno che conclude la settimana di corso è particolare.
Il "giorno lungo".
Inizia
al mattino quando le aspettative per la regata finale, l’allenamento a seguito di
una settimana intensa, la conseguente stanchezza che comincia ad emergere, la
consapevolezza che al ritorno a terra, alla sera, non seguirà un altro giorno
ed un’altra navigazione, coincidono e contribuiscono a farne un giorno a due
facce: bello e triste, esaltante e melanconico.
L’immagine
migliore è data dal vedere alcuni allievi, alla sera, seduti sulla banchina che
guardano il mare; il mare che non vorrebbero lasciare, a cui torneranno, ma
quando?
Qualcuno
può e si iscrive ad un corso anche la settimana dopo, i più partono e magari
torneranno l’anno dopo, alcuno anni dopo, altri, pochi, mai più.
Tutti
però vorrebbero restare, il distacco è doloroso quasi l’isola fosse una persona
a cui ormai si è particolarmente affezionati.
Gli
amici del corso C2 ci sfidano per la regata.
Noi
accettiamo con entusiasmo, saremo una decina di barche: il divertimento è
assicurato e essendo due corsi che si sfidano, non mancherà un sano agonismo.
Il
vento è meno dei giorni scorsi ma sempre dai quadranti occidentali, degna
conclusione di una bellissima settimana di vento forte.
La boa di Punta Rossa: qui termina la regata del 21 agosto.
La boa di Punta Rossa: qui termina la regata del 21 agosto.
Il percorso sarà il seguente: partenza e arrivo
tra la boa verde (segnale laterale destro) e Punta rossa; boe di percorso: boa
del fico, boa gialla di Cala capra e secca Tre Monti, tutte da lasciare a
sinistra.
Il vento da Ponente intorno ai 10 nodi con un
rinforzo a 15 nel corso della regata e successivo calo sui 5/6 nodi.
Le barche iniziano a manovrare vicino alla
linea di partenza mano a mano che il tempo passa e lo start si avvicina. I
Circling, le manovre rapide con cui le barche restano in una piccola area di
manovra, diventano sempre più frenetici.
Ecco, mancano pochi secondi, chi ha scelto bene il punto dove
partire e riesce a trovarsi proprio qui al via è davanti.
Inizia la galoppata verso il monte Fico, la boa
verde primo obiettivo delle barche in regata. C’è chi sceglie di stare a destra
e chi a sinistra del campo di regata.
Inizialmente pare essere favorita la sinistra,
ma, poi, dopo un piccolo salto del vento sulla destra, il lato migliore è
quello verso Porto Palma.
Un First guida la piccola flotta gli altri
inseguono da vicino.
Le virate si susseguono e diventano ravvicinate
in prossimità della prima boa per sfruttare le raffiche.
La barca in testa prepara lo spinnaker, tangone a segno: “pronti a alzare lo “Spi”!
La barca in testa prepara lo spinnaker, tangone a segno: “pronti a alzare lo “Spi”!
L’entusiasmo eccessivo gioca un brutto scherzo:
la vela alzata troppo presto finisce sotto lo scafo.
Per fortuna nessuno perde la calma e con
prudenza per non causare danni si recupera lo spinnaker che poco dopo viene
alzato.
La barca parte in planata.
Il vento è aumentato con raffiche improvvise e potenti, la velocità è al limite.
Si arriva in pochi minuti alla seconda boa davanti alla banchina di Cala Capra, dove le
raffiche arrivano dall’alto, in quanto seguono l’orografia della costa.
Occorre strambare, per poi
far rotta su Secca Tre Monti, mure a destra.
La manovra, a causa del vento e dell’onda un
po’ fastidiosa non riesce e l’equipaggio è costretto ad ammainare.
Tuttavia mantiene la testa della regata, anzi
incrementa il distacco sul secondo, grazie ad un’ottima scelta tattica.
All’arrivo il nostro First avrà quasi un ora di
distacco sul secondo.
Pranziamo alla fonda riparati dall’isolotto del
Porco, poi rientriamo.
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