Saturday, January 02, 2016

Corso Itinerante Agosto 2015 C4 32 dal 08 al 15 Agosto

Le tappe:

Sabato 08:         Porto Palma - Cala Corsara (Is. Spargi)
Domenica 09:    Cala Corsara - La Maddalena (per cambusa) - 
                            Porto madonna (is. Budelli)
Lunedì 10:          P.to Madonna - P.to Rafael - Isola Lavezzi
Martedì 11:         Lavezzi - Golfo di Sant'Amanza (Corsica) - 
                            Porto Vecchio (entrata notturna)
Mercoledì 12:    Porto Vecchio - Pinarellu - (notturna) Caniggione
giovedì 13:         Caniggione - Golfo Aranci
venerdì 14:         Golfo Aranci - Porto Palma
sabato 15:          Fine Corso


*****

Introduzione


In questo racconto parliamo di un corso di vela presso il Centro Velico di Caprera.
Cosa e' un corso di vela a Caprera? 
Sicuramente è molto di più di un normale corso; innanzitutto Caprera è una scuola di mare e le persone che frequentano il Centro sono persone che, seppur diverse per provenienza, studi, professioni, sono accomunate dalla passione per il mare e parlano di mare.
Negli occhi della ragazzina di 16 anni e dell' uomo di 60 vedete l'azzurro delle onde, il bianco del volo dei gabbiano e della schiuma del mare, il rosso di un tramonto infuocato, il grigio delle nubi temporalesche, il verde dei riflessi del mare di Gallura.
Una settimana o due presso il C.V.C. lasciano il segno. 
E' una vita che si dipana in 15 giorni. Si nasce all'arrivo, si cresce, si matura, si vince e si perde, si fanno esperienze positive e negative, si conoscono persone si cementano amicizie ... e quando si riparte un po' si muore, perché sull'isola si lascia sempre qualcosa di se', e si deve poi ritornare, come il salmone che torna sempre laddove è nato.


Prima tappa


Diciassette persone si ritrovano sulla banchina "del terzo", si chiama così quella banchina, verso le 15,00 di sabato 8 agosto.
Inizialmente gli sguardi un po' timidi, titubanti, timorosi: "Ciao sono Mario" e ti tende la mano con ostentata sicurezza, ma dentro di sé: "Come sarà?, Ce la farò?", perché nel proprio intimo ogni donna o uomo sa che di fronte al mare non può mentire; il mare è impietoso: lo metterà a nudo, di fronte ai compagni, certo, ma ancor di più di fronte a se stesso.
Le barche sono tre Sun Fast 3200; oscillano tranquille alla leggera brezza di Nord Ovest.
Aspettano.
Arrivano anche gli istruttori, uno per barca, e si comincia a fare gli equipaggi.
Lasciamo gli ormeggi verso le ore 17,00 meta: Cala Corsara sull'isola di Spargi: per la cambusa non abbiamo fretta, qualcosa abbiamo per cena, andremo l'indomani al supermercato a fare spesa per la settimana; ora il mare ci chiama e la brezza di Nord Ovest soffia più intensa.
Verso il tramonto partono le tre barche, con i loro equipaggi. Diventeranno una cosa sola.
Magia della vela, prendi cinque sconosciuti e in una settimana sembra che si conoscano da una vita!
Arriviamo a cala Corsara alle 19,30. diamo fondo all'ancora e poi un bel bagno in queste acque di cristallo.


Tramonto a Cala Corsara (Isola di Spargi)

Seconda tappa


Svegliarsi per vedere l'alba a Cala Corsara; il sole sorge dietro La Maddalena, luminoso, preannuncia una bella giornata.
Consultiamo il bollettino Meteomar: rinforzi da Nord Ovest.
Prima colazione in barca e bagno poi via verso La Maddalena a far cambusa.
Le operazioni di approvvigionamento viveri per la settimana occupano buona parte della mattina; il vento che è rinforzato e l'assenza di posti in banchina (è pur sempre la settimana di Ferragosto) ci obbliga a dover studiare una soluzione alternativa, che troviamo: la banchina rifornimento carburanti ci consente di sbarcare un paio di persone che vanno al supermercato con la lista della spesa.
poi troviamo, col consenso degli ormeggiatori , un posto solitamente adibito all'ormeggio dei traghetti ... c'è un po' di risacca e l'alta banchina ci obbliga a prestare attenzione. ma carichiamo cambusa e equipaggio e ce ne andiamo ad una boa all'esterno di cala Gavetta ad attendere le altre due barche.
Il vento, nel frattempo, è rinfrescato: sarà ora un 5 - 6 (18 - 20 nodi).
Ripartiamo; boliniamo nella brezza tesa tra le isole e gli equipaggi prendono confidenza con la barca. 
E' un susseguirsi di manovre, virate , strambate, prese di terzaroli, cambio vele di prua.
Visto il vento si decide per la traversata delle bocche di Bonifacio con obiettivo il Golfo di Sant'Amanza.
E' una bella bolina, la barca avanza equilibrata nelle onde gagliarde alzate dal Maestrale che va rinforzando.
Siamo quasi a 2/3 del percorso quando arriva la comunicazione di Stefano, il Capoturno che si trova sulla barca più in dietro che è meglio rinunciare. a malincuore invertiamo la rotta.
Se il mare dice no è no.
Sarà per domani, o per il giorno successivo.
Stanchi ma felici e soddisfatti diamo fondo all'ancora a Porto Madonna (Isola di Budelli) alle 17,00 circa; intorno a noi è un turbinio di piccole barchette gialle: sono i Nytec 23 del Velamareclub, una scuola di vela nata da una costola caprerina negli anni '80.
Hanno a bordo ragazzi molto giovani e stanno conducendo una sorta di campeggio nautico molto spartano tra le isole dell'arcipelago.
Prepariamo la cena, godendoci un tramonto mozzafiato;
La sera, riuniti nel pozzetto del nostro Sun Fast, ricordiamo la giornata trascorsa, ricavandone anche utili insegnamenti didattici, oltre che, naturalmente risate e battute sorseggiando un bicchierino di mirto sardo.

Terza tappa


Un'alba dai colori argentei ci accoglie al risveglio.
Minuscoli cristalli di ghiaccio negli strati alti dell'atmosfera danno questa tonalità ai luminosi raggi dl sole.
Qualcosa si muove sopra le nostre teste... qualcosa sta arrivando.



Alba a Porto Madonna con le prime avvisaglie del fronte in avvicinamento

La prima cosa per un navigante: ascoltare il bollettino meteo.
Per la giornata vento teso da Nord Ovest ... poi verso sera una perturbazione.
Ma i marinai sono desiderosi di ripartire e gli slanciati scafi mal si adattano alle lunghe soste.
E' tempo di alzare le vele.
Si decide di dedicare la mattina ad esercitazioni di recupero uomo a mare; il vento è buono e tra le isole di Spargi, La Maddalena e Budelli l'onda è piuttosto bassa.
I Sun Fast iniziano le loro gioiose evoluzioni cercando di recuperare i due parabordi legati lanciati a mare che simulano un uomo caduto in acqua.
Sulla nostra barca, ad un certo punto, c'e' agitazione: i parabordi non si vedono più; "ma erano qui!" diciamo ... l'ondina bassa ma ripida è sufficiente per nascondere due parabordi alla vista degli uomini dell'equipaggio già a pochi metri di distanza... "vedete come è difficile trovare un uomo caduto in mare" dice l'istruttore... i volti prima sorridenti si fanno più seri a quel pensiero: "dobbiamo ritrovarli"!
Nei ricordi della patente nautica emerge la tecnica Williamson per la ricerca dell'uomo in mare. La attuiamo, tornando sui nostri passi: in pochi minuti i parabordi sono in barca, tra l'entusiasmo generale!
Arrivano comunicazioni radio: su un'altra delle nostre barche un ragazzo si è fatto male ... poi sull'altra rompono alcuni canestrelli della randa (cursori che permettono di alzare la vela sull'albero).
Stefano, istruttore della prima barca comunica che dirige su Palau per fare vedere il ragazzo alla guardia medica; noi seguiamo la seconda barca in avaria casomai avesse bisogno di assistenza.
Attendiamo a una boa di porto Rafael che entrambe le altre barche siano di ritorno.
Arrivano dopo un oretta. il ragazzo sta bene e la randa è riparata. 
Pranziamo.
Via partiamo per la Corsica!
Gli animi sono eccitati. dobbiamo fare le Bocche di Bonifacio con 25 - 30 nodi di bolina da NW e onda formata.
Senza esitazione ma con la dovuta cautela tipica dei marinai affrontiamo le prime miglia che si rivelano subito impegnative ed affascinanti.
Il vento è forte ma non impossibile, le vele (fiocco e randa con una mano di terzaroli... poi due) adeguate. 
L'onda divertente da affrontare.
Ecco l'isola di Lavezzi al mascone di sinistra (siano mure a dritta), quasi ci siamo! 
Abbiamo attraversato le Bocche: il più è fatto!  
Per oggi siamo soddisfatti.
Cala Lazarina ci accoglie al tramonto.
L'isola e la sua spiaggia e il suo piccolo cimitero con le bianche lapidi dei marinai della fregata francese Semillante che a metà dell'800 finirono qui il loro viaggio verso la Crimea.
Nel corso di una violentissima tempesta la nave fuori controllo si disintegrò sugli scogli. 
Non uno degli sventurati si salvo'.
All'orizzonte nuvoloni neri evocano sinistri e cupi pensieri. 
Le prime raffiche di vento freddo ci colpiscono.
"svelti, ragazzi, mettiamo tutto in sicurezza, controlliamo gli ormeggi".
Il temporale arriva e gli equipaggi riuniti nella cabina di una barca ascoltano il racconto del marinaio solitario che qualche anno prima aveva qui trascorso l'inverno affrontando feroci uragani che più volte l'avevano costretto a tuffarsi per sostituire le cime d'ormeggio consumate dalle furia del vento e del mare.
Poi così come era arrivato il temporale se ne va, lasciandoci immersi in una pace unica ad ammirare le stelle.


Quarta tappa

La partenza da Lavezzi è al mattino verso le 10,00. 
Ci si guarda intorno, cercando di fissare nella memoria ancora una volta le immagini di questo luogo magico. 
Mentre si esce in mare e si alzano le vele ci si domanda: quando ci tornerò?
Le vele già si gonfiano al vento dell'ovest e il marinaio proietta il suo sguardo sempre all'orizzonte.
La nostra meta, oggi, è il Golfo di Sant'Amanza, all'estremità Nord-Est della Corsica. Arriviamo verso mezzogiorno dopo una piacevole e tranquilla navigazione con vento leggero da ponente.
Diamo fondo davanti ad una bella spiaggia sulla destra in fondo al golfo.
E' un posto suggestivo ma con una forte risacca (continue  onde che provocano il movimento oscillatorio della barca alla fonda) che ci disturba non poco.
Attendiamo a ripartire in quanto nei nostri programmi vi è l'ingresso in notturna a Porto Vecchio.
Non è facile entrare di notte a Porto Vecchio, che si trova qualche miglio a nord di Sant'Amanza.
Occorre rispettare tutti i segnali così come vengono indicati sul portolano (Pubblicazione di ausilio al navigante con le indicazioni per entrare nei porti) ma vi sono delle difficoltà in quanto non sempre di notte si vedono bene tutti questi segnali.



In particolare alla boa verde di Biforcazione (che indica i due percorsi: per il porto delle navi e per il porto turistico delle barche) occorre fare una "esse"; se alla biforcazione ci si colloca subito sulla nuova rotta per l'ingresso del porto e' facile restare all'esterno del corridoio di entrata col rischio di insabbiarsi o toccare qualche scoglio.
Arriviamo alla Biforcazione, accostiamo a dritta come da istruzioni; nel buio le boette che delimitano il percorso sono pressoché invisibili. 
Nel momento che, essendoci accorti che qualcosa non quadrava nei rilevamenti, ci siamo avvicinati, a lentissimo moto, ad una boetta per distinguerne il colore alla luce della pila, Stefano , sulla barca che ci precede, ci avverte che , secondo lui eravamo all'esterno del corridoio di ingresso. 
Verifichiamo infatti che la boa è rossa e ci portiamo immediatamente nella posizione corretta.
Anche l'ingresso in porto non è facile in quanto si presenta inclinato rispetto alla normale rotta di entrata (vedi i disegni).



Verso mezzanotte siamo comunque all'ormeggio, presso una affollatissima banchina che ci obbliga a manovrare in acque ristrettissime.
Una passeggiata tra le luci di Porto Vecchio con sosta in un bar sono il premio per i marinai stanchi ma soddistfatti della bella giornata di mare appena conclusa.


Quinta tappa

E' mattina e i marinai si svegliano di buon'ora.
Si nota una certa animazione sulla banchina di Porto Vecchio... c'e' qualcosa nell'aria.
E' noto che uno dei momenti clou del corso itinerante è la navigazione notturna; è prevista dal programma e tanti allievi fanno e rifanno il corso solo per questo momento magico.
Una mezza notturna l'abbiamo fatta anche ieri sera, arrivando qui.
E pure impegnativa!
Ma la vera notturna è un'altra cosa.
La si prepara sin dal mattino, sulla carta e nel proprio intimo.
Quando l'istruttore parla di obbligo di cintura di sicurezza agganciata al calar del sole, di life line, di fari e segnali notturni, un misto di entusiasmo, curiosità, inquietudine pervade gli animi dei coraggiosi.
E' l'ignoto che ci attrae , ci ammalia, ma ci spaventa. 
Fantasmi del passato riaffiorano nei cuori e nelle menti.
Siamo soli di fronte all'ignoto e in nessun posto come in mezzo al mare al calar delle tenebre questo diventa evidente.
Ci ritroviamo pertanto alla colazione del mattino, tutti intorno al tavolo del bar.
Le carte nautiche al posto di tazzine e croissant (siamo in Francia!) e il libro dei fari e fanali che sostituisce la carta dei dolci.
Gli sguardi sono attenti. 
L'istruttore spiega con la calma di chi di onde ne ha viste parecchie e sembra il depositario di grandi segreti, arcani riti segni magici.
Coll'entusiasmo che pervade ogni cellula, ogni fibra muscolare partiamo, percorrendo a ritroso quella via si difficile e irta di pericoli della notte passata.
"Ecco la boa!", "Vedi che dovevamo fare la esse?", "Guarda, la' ci sono le secche ... erano così vicine ".
Alziamo le vele. 
Un discreto Nord Est ci accoglie e subito le tre barche si lanciano in una sfida: bordo contro bordo, virata su virata guadagniamo il mare aperto.
Rotta ancora a Nord!
Andiamo a Pinarellu!
L'idea è quella di veleggiare la mattina, poi dar fondo a Pinarellu, una bellissima spiaggia qualche miglio a Nord di Porto Vecchio, dove pranzare, riposarci, preparare i dettagli della notturna e poi verso le 21,00 partire alla volta di Caniggione dove prevediamo di arrivare verso le due o le tre di notte; ma in mare le previsioni, soprattutto se si va a vela possono essere anche non così precise. Eolo ha sempre l'ultima parola.


Ci siamo.
Gli istruttori si sono ritirati nel silenzio. 
Tutto è in mano agli allievi.
Questa notturna segnerà per loro il passaggio alla maturità marinaresca.
La preparazione dettagliata della navigazione e la navigazione stessa sono lasciate agli allievi.
L'istruttore interverrà solo per evitare una eventuale catastrofe nel caso la rotta non tenga conto di qualche scoglietto qua e la'.
Le prime difficoltà subito dopo la partenza saranno le isole Cerbicali.
La parola "Cerbicale" riporta all'origine del nome all'aspetto brullo delle isole.
Situate tra un miglio e due miglia dalla costa, da Nord a Sud sono:
- l' Isola Forana
- I' Isola di Maestro Maria
- l' Isola Piana
- l' Isola Pietricaggiosa

a cui vanno aggiunte due isole:

- l' Isola del Toro, situata a più di tre miglia dalla costa
- lo scoglio della Vacca, situato a mezzo miglio dalla costa

Tutte queste Isole sono di piccole dimensioni (700 m la più grande, l' Isola Piana) e poco elevate: rispettivamente 34, 35 e 29 m per Fiorana, Piana e Pietricaggiosa, solo 5 m per Maestro Maria.
Noi scegliamo di uscire fuori molto distanti dalla costa oltre le isole Cerbicali per cercare il vento che nel frattempo sta calando.
Passiamo molto vicini all' Isola del Toro.



Il mare è un olio e solo pochi refoli ci permettono di avanzare nella poca luce suggestiva del crepuscolo
E' il momento più struggente. 
Poi, nel buio, l'allegro lampeggiare multicolore dei segnali di navigazione e le luci di paesi e città e il buio delle isole deserte renderanno spettacolare la nostra navigazione.
Ma siamo già in prossimità di Santa Maria. un po' di vento ha accelerato il nostro cammino.
il buio di una notte senza luna rende difficile distinguere le sagome delle Isole, occorre essere bravi con i rilevamenti e fare un preciso punto nave con le luci dei fari.
Abbiamo una prima scelta da compiere: lasciamo Santa Maria e Budelli a sinistra passando tra quelle isole e Lavezzi per poi puntare su Spargi o lasciamo Santa Maria a destra passando nel canale tra la stessa e gli isolotti Corcelli e gli scogli Barettini e Barettinelli per poi puntare al centro del canale tra La Maddalena e Spargi guidati dalla luce sicura del faro di Punta Sardegna?
Scegliamo la seconda via, più difficile ma più diretta e breve.
Davanti a noi una piccola luce lampeggiante: lo Scoglio Perduto, un nome che da solo ha la forza di evocare avventure di mare.
Ci copriamo: anche d'estate , di notte, l'umidità entra nelle ossa e senza una cerata con sotto un caldo pile si rischia di avere freddo e una delle conseguenze del freddo è il mal di mare, lo scoramento, la perdita della forza e della spinta ad andare avanti.
Ecco il faro di Santa Maria; il vento aumenta adesso la barca vola...7, ...8, ..9 nodi al traverso.
Un bel ponente teso si alza nella notte e noi siamo pronti ad accoglierlo.
Il lavoro del navigatore è continuo, al tavolo da carteggio con la luce rossa accesa ad illuminare le rotte e i punti nave tracciati sulla carta e in pozzetto dove lo stesso comunica al timoniere i dati di navigazione.
Punta Sardegna a prua, via così per 180 gradi.
E' un attimo e siamo tra Spargi e La Maddalena, Guardia Vecchia troneggia con le sue luci rosse e Palau già si distingue a prua.
Siamo a casa. 
Queste, ormai, sono acque conosciute, percorse tante volte.
Attenzione però, l'ora è tarda, i pericoli numerosi: non bisogna abbassare la guardia.
Siamo al traverso di Palau, con la Secca del Palau a sinistra. 
Santo Stefano emerge nella notte con l'inconfondibile segnale verde di Cala di Villa Marina.
Vedo a prua sono luci conosciute! Si! E' Punta Coda la base del Centro Velico Caprera!
Arrivano messaggi sui telefonini dagli amici a terra rimasti a vegliare sul mare. 
Ecco, vedono le nostre luci di testa d'albero e ci salutano!
Porto Palma è uno sfavillio di luci: sono le barche alla fonda per la notte, tra cui un magnifico veliero tutto illuminato.
E' mezzanotte passata e percorriamo le ultime miglia.
Arriviamo a Caniggione verso l'una. 
con cautela e con la pila in mano cerchiamo, tra le barche alla fonda un posto per noi.
Fondo!
L'ancora scende nell'acqua nera e immobile.
Siamo fermi.
Sistemiamo la barca, un veloce aperitivo, poi a nanna.
Buonanotte, marinai.
Il domani arriva presto e nuove avventure ci attendono!


Sesta tappa

Capo Figari visto da Cala Greca.

Si parte al mattino da Caniggione, bordeggiando di bolina con un bel ponente di 8-10 nodi.
l'idea è quella di scendere la costa Est della Sardegna fino a Tavolara, se il vento lo consente.
Il mare, tornato calmo dopo le giornate ventose appena trascorse, incoraggia molti a lasciare gli ormeggi. 
E' agosto e il mare brulica di mezzi galleggianti di svariate forme e tipologie, a vela, a motore, dal piccolo gozzo allo Yacht piu' grande di un traghetto della Moby...
poco dopo la partenza il vento cala di intensità ... poi cessa completamene. 
Si cercano gli ultimi refoli...
Niente da fare, accendiamo il motore e vediamo se c'e un po di vento oltre il passo delle Bisce.




Il passaggio di molte barche, gran parte delle quali grandi, vere e proprie navi, solleva in prossimità del passo un onda fastidiosa.

Ci allontaniamo in fretta, puntando al largo.
dopo una mezz'ora circa capiamo di aver fatto la scelta giusta: allontanandoci dala osta l'onda dei motoscafi diminuisce e ritroviamo il vento.
Provenienza Ovest Nord Ovest. possiamo alzare il gennaker!
La navigazione diventa estremamente piacevole. 
Pranziamo mentre la barca, quasi lasciata a se stessa scivola verso Sud...
Salsiccia sarda, Pecorino e Pane Carasau.
Alla nostra destra, lungo la costa, riconosciamo posti noti: Cala di Volpe, la Secca del Cervo, Porto Cervo, Gli isolotti di Li Nibani, Mortorio... 
Passando al largo non facciamo il Passo delle Galere... sarà per un'altra volta.
Ecco a prua la sagoma inconfondibile di Capo Figari!


I profili della costa visti dalla barca durante la navigazione.


E' ormai tardi per arrivae fino all'Isola di Tavolara. 

Sntiamo le altre barche alla radio: sono parecchio indietro. 
Hanno fatto una breve tappa in porto a Poltu Quatu per un ragazzo che aveva un problema fisico; li aspettiamo. 
Arriveranno tra un'ora circa. 
Doppiamo Capo Figari, immenso nella sua mole.
Ammainiamo il gennaker e puntiamo su Cala Greca.
Dopo breve sosta in questo luogo magico, dai colori unici, meta di appassionati di immersioni, procediamo verso l'isolotto Figarolo dietro al quale diamo fondo attendendo l'arrivo delle altre due barche.
Un bagno nelle acque cristalline è la giusta ricompensa per la giornata.
E' sera, gli amici sono arrivati, andiamo a terra a Golfo Aranci per la cena del corso, preludio alla giornata conclusiva.





Settima tappa


E' la mattina del venerdì, ultimo giorno di navigazione.
Una bella mattina luminosa, fresca, con già un leggero ponente, che si spera,  possa rinforzare nel corso della giornata.
Si, perché è tradizione che il corso si concluda con una sfida finale tra gli equipaggi, una piccola regata che si concluderà con l'ingresso in Porto Palma.
Lasciamo quindi gli ormeggi e ci portiamo oltre l'isolotto Figarolo.
Esercitazione: è tradizione marinara salutare ponendosi in linea di fila (le barche si pongono con andatura di bolina sulla stessa scia a breve distanza l' una dall'altra)  ammainando la vela di prua simultaneamente su tutte le imbarcazioni al comando (fischio) del comandante della squadra (nel nostro caso, Stefano, il Capo Turno) e al comando successivo alzandola nuovamente.
La cosa viene abbastanza bene quasi subito: faremo questa manovra stasera, prima di tornare alla nostra banchina, per salutare la Base e gli amici del CVC. 
Navigazione libera. 
Vento da Nord Ovest, leggero.
Risaliamo verso le Bisce, verso Nord, verso casa.
Si cerca il vento, si regolano le vele, tutti fanno di tutto per ignorare quello che ognuno di noi sa fin troppo bene: tra poco il viaggio sarà finito, e questo gruppo di marinai, ormai fratelli, si scioglierà; ciascuno tornerà alla propria casa, a Milano, a Roma , a Torino, fino a Shanghai, come il "Cinese", italianissimo residente per lavoro in Cina ormai soprannominato così dai compagni di equipaggio.
Ma Caprera resterà con ciascuno di noi e un filo sottile ci terrà legati fin quando saremo di nuovo tutti qui a manovrare le stesse scotte, a scrutare lo stesso orizzonte e gli anni passati lontano parranno minuti.
"Attenzione!!!!!"
Alla radio la voce di Stefano è forte e precisa:
"Dieci minuti alla partenza!!! Linea di partenza: Capo Ferro - faro delle Bisce! bolina fino a secca Tre Monti, poi boa verde del Fico e arrivo all'ingresso di Porto Palma, tra i due pilastrini"
-3, -2, -1 ... VIAAAAAAA
Le barche scattano nel ponente ormai formato,
virano, si curano, lottano, ogni equipaggio ce la mette tutta.
La degna conclusione della bellissima settimana.
La sera arriva presto, troppo...
Siamo di nuovo in banchina, la banchina "del terzo".
Grazie Ragazzi!


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