Wednesday, January 20, 2016

UNA TRANQUILLA GIORNATA D’AGOSTO

Corso 1BC 32 dal 09 al 16 agosto 2014

Lasciamo Porto Palma verso le dieci di una mattina leggermente fosca e senza vento.
Le barche, due Beneteau First 25.7 e due Dehler 25, faticano non poco per guadagnare l’uscita della rada.
Sffia un leggerissimo levante, che aumenta di poco appena usciti dalla copertura dell’isolotto del Porco e di Punta Rossa.
Le previsioni davano in arrivo nel primo pomeriggio un bel ponente fresco.
La mia idea è quella di portarmi molto lentamente, col poco vento che c’e’, verso La spiaggia di Barca Bruciata, dove pranzare ed attendere l’entrata del ponente.
Chiamo più volte alla radio le altre barche ma non rispondono.
Con il mio First 25.7 ero l’ultimo del gruppo.
Vedo avanti a me gli altri che riescono a manovrare nella poca aria, risalendo verso Est, verso Liscia di Vacca, L’isola dei Cappuccini e l’Isola delle Bisce.
E’ dalla parte opposta rispetto a Barca Bruciata e non è il massimo se entra ponente… ma è l’unico modo per far qualcosa.
Finalmente riusciamo a comunicare e, dopo consulto, decidiamo di approfittare un po’ di questa arietta da levante; continuiamo così a risalire verso Est.
E’ agosto, sembra di essere al lago… anche il mare è opaco e il rumore dei motoscafi continuo.
Arriviamo alle Bisce, dopo una interessante bolina con poco vento e numerose virate, peraltro argomento della lezione.

La zona delle operazioni

Alla radio una proposta: fermiamoci a pranzo a Liscia di Vacca…
Ok ma stiamo attenti … il vento cambierà … ai primi segnali, via!!!
Diamo fondo dove diamo fondo di solito quando veniamo qui.
In fondo alla profonda insenatura aperta ai venti di ponente…
Tutt’intorno enormi motoscafi alla fonda per il pranzo.
Gli allievi , subito, si tuffano nelle acque verde smeraldo, si prepara il pranzo.
Per radio e a voce gli istruttori si accordano per partire non appena il vento gira a ponente. Per ora è levante leggero.
Alcune barche, ancorate più fuori, cominciano a ruotare: il vento inizia a girare.
Compare una riga scura sul mare a ponente.

La posizione delle barche quando gira il vento con gli scogli in primo piano.

Guardo l’istruttore della barca più vicina e gli faccio cenno di partire alla svelta.
Allerto anche i miei allievi:”mettete via tutto e prepariamoci a partire”.
Mi guardano un po così… poi si convincono anche se non capiscono il motivo di tale fretta; Spiegheremo poi. Ora bisogna andar via. E alla svelta.
Abbiamo ancora armato genoa e randa.
Alziamo la randa.
Il genoa lo cambiamo poi in navigazione.
Le prime raffiche arrivano dopo pochi istanti: forti sorprendentemente forti.
I motoscafi oscillano nel vento che è già disteso rafficato.
Il mare si increspa.
L’ancora ara (non tiene più e la barca si sposta all'indietro verso il pericolo). Salpiamo alla svelta.
La manovra riesce ma lo spazio ristretto.
La barca non vira.
Scarroccia.
La lasciamo accelerare poi tentiamo la virata.
Non vira.
Scarroccia di nuovo.
Anche l’altro First, ara.
Riescono a alzare la randa ma scarrocciano sugli scogli.
Il bulbo tocca  la barca si ferma.
Poco dopo tocca a noi e ci affianchiamo a loro sottovento col bulbo sullo scoglio.

Le due barche incagliate.

Mettiamo i parabordi e ammainiamo le vele.
Due barche affiancate sullo scoglio!
I due Dehler, più bassi di bordo, non arano e consentono agli equipaggi il cambio di vela di prua.
Con tormentina e randa svedese riescono a guadagnare il mare aperto, non senza fatica e rischio.
E adesso che fare?
Il vento è furioso e l’onda, ripida e incrociata, aumentata anche dai numerosi grossi motoscafi che fuggono in ordine sparso, muove le barche sul loro perno di granito con scricchiolii sinistri.
Per fortuna gli scafi non toccano lo scoglio e nemmeno gli alberi si toccano tra loro, al massimo si sfregano le sartie.
Togliamo subito le pale dei timoni per non correre il rischio di danneggiarle.
Tenteremo di dare fondo all’ancora il più lontano possibile portandola a nuoto con i parabordi a fare da galleggiante.
Allunghiamo il calumo (la catena più la parte di cima in tessile dell’ancora) aggiungendo altre cime di ormeggio.
Proviamo più volte diamo fondo e recuperiamo usando i verricelli di bordo.
Pare che le barche si allontanino un po’ da riva.
A bordo, nonostante l’inesperienza, ognuno fa il suo lavoro e non si perde d’animo.
C’e’ anche chi, tra gli allievi, tenta di allontanare le barche dagli scogli a mano!!!
Viene subito richiamato in quanto rischia seriamente di farsi male.
Intanto sulla riva fa capolino qualche curioso.
Abbiamo provveduto ad informare dell’accaduto il Capo Base Giuseppe a Punta Coda. Inviano un gozzo, nel caso non riuscissimo a toglierci da soli dai guai.
I nostri tentativi si susseguono, vani o quasi, le forze cominciano a ridursi,
non possiamo arrenderci.
Riproviamo.
E’ estremamente difficile portare a nuoto un ancora anche se solo per qualche decina di metri.
Un piccolo gommone si avvicina.
E’ il tender di una delle barche a vela rimaste alla fonda.
Ci offrono aiuto..
Col loro piccolo motore riescono a trainare le barche lontano dagli scogli; prima una, poi l’altra.
Alziamo le vele e siamo da poco in navigazione, liberi, quando arriva il gozzo del CVC e d anche la motovedetta della capitaneria avvertita chissà da chi.
Segnaliamo tutto ok.
Rientriamo.
Le barche non hanno subito alcun danno.

La sera a cena, ospite anche l’equipaggio della barca che ci ha soccorso, ricordiamo gli avvenimenti della giornata, da non dimenticare e da tenere nell’album delle esperienze.

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